Che cos’è l’amor
Stamattina sono dovuta uscire anche se stavo male. Pochi passi, una commissione proprio dietro casa mia.
Alla fermata dell’autobus, ho visto una coppia di ragazzini. Sedici anni circa, a diciassette non ci arrivavano.
Lei, la schiena poggiata alla pensilina, lo sguardo di traverso che tratteneva le lacrime.
Lui, molto alto, teneva il capo chino sulla ragazza. La posa simile a quella di Rocky mentre blocca Adriana in un angolo, ma più dolce.
Un braccio alzato sopra la sua testa, soltanto uno, e non voleva trattenerla.
La fissava e basta. Zitto, così come zitta stava lei.
Allora avrei voluto dare uno sganassone a quel ragazzo, per quelle lacrime anche se forse non era tutta colpa sua.
E darne un altro a lei, che gli permetteva quegli occhi arrossati di dolore.
E un terzo, quello l’avrei dato a quel casino grosso che è l’amore.
Quello che in un microsecondo mi fa registrare immagini e immaginare storie, che mi fa diventare le lacrime di una ragazzina e lo sguardo di scusa di un ragazzo, quello che mi fa sentire viva pure se quella storia immaginata non è mia.
Uno sganassone forte, di quelli da staccare via la testa.
E subito dopo un bacio, perché è ancora e sempre colpa sua se a quarantacinque anni torno sedicenne.
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