“Editoria” a pagamento
Qualche settimana fa sono andata a sistemarmi la zazzeretta. Dovevo fare una comparsata in TV, urgeva una sistematina veloce perché toglietemi il tacco, ma non il capello strafigo. In salone c’era il papà del mio parrucchiere. Lo conosco da anni, però ignorava che mi diletto a scrivere. Quando ha saputo cosa facessi, mi ha chiesto come andassero le vendite. “Più che discretamente” ho risposto “Non posso davvero lamentarmi. Non sono cifre esorbitanti, però posso ritenermi più che soddisfatta considerando che non sono la Rowling e che sul frontespizio della copertina non posso vantare una griffe strafamosa.”
“Bene. Sono davvero contento per te… E sei già rientrata delle spese per la pubblicazione?
“…”
Ma spese de che?
Questo è un esempio delle mail che ricevo di tanto in tanto da parte degli aspiranti scrittori:
“Gent.le Sig.ra Troncanetti,
mi scuso per il disturbo. Ho visto che lei ha pubblicato diversi libri, come solista e anche in alcune antologie. L’editore Pizza e Fichi mi ha chiesto 1.500 euro, secondo il contratto di collaborazione propostomi, non nascondo il timore di trovarmi di fronte a una potenziale truffa. Potrebbe darmi un consiglio se non sono troppo indiscreto? Lei ha pagato una cifra simile per pubblicare? Quali sono le normali tariffe?”
Ma tariffe in che senso? E soprattutto, togli quel “potenziale” perché di truffa si tratta.
Bene. Direi che sia ora di fare la massima chiarezza su un punto: uno scrittore non deve tirar fuori un centesimo per pubblicare. Non è etico, non è dignitoso e soprattutto non serve a nulla se non a soddisfare il proprio ego e a depauperare le finanze. Quello che davvero mi sorprende è che, nonostante sia ormai stato detto tutto e il contrario di tutto sull’argomento, esista ancora la convinzione che per “sfondare” sia necessario rimetterci di tasca propria.
Supponiamo adesso che un vostro amico cantante vi annunci, tutto entusiasta, che un’etichetta X della distribuzione musicale ha deciso di pubblicare un suo singolo. Vi sognereste mai di chiedergli “Ma quanto hai pagato il produttore per questo?”. No, immagino di no. Mettiamo che il figlio calciatore del vostro migliore amico sia stato reclutato nella Primavera di una qualsiasi squadra di serie A. La domanda “Ma quanto avete pagato il Mister per l’ingaggio?” sorge forse spontanea? No, direi di no anche in questo caso.
E poniamo infine il caso dell’amica che vi comunichi che è finalmente riuscita a ottenere il tanto agognato posto in banca/la posizione di quadro dirigente/un impiego come manager da Mac Donald’s/un ingaggio come baby sitter o qualsiasi altro lavoro implichi una sacrosanta retribuzione. Le chiedereste mai “Quanto paghi a fine mese per lavorare lì?” Sarebbe una domanda fuori da ogni concezione umana, giusto?
Ecco. Allora spiegatemi, di grazia, perché mai esiste ancora questo radicato malinteso sull’editoria. Ditemelo, perché io davvero non ci arrivo. Mi sforzo, ma non ci riesco. O meglio ci arrivo, ma la conclusione mi fa tristezza. Mi fa tristezza perché non si può ancora parlare di “raggiro”, di “gente sprovveduta che si fa fregare da editori senza scrupoli”, di “cattiva informazione”, di “buona fede” da parte di un esordiente.
Gli “editori” a pagamento sono schifosi sciacalli che lucrano sui sogni della gente, ormai il concetto dovrebbe essere stranoto ai più. E’ l’argomento principe nella miriade di siti specializzati e forum per scrittori, basta gugolare per scoprirlo, non è un mistero glorioso. La domanda “Qual è la giusta cifra da pagare per pubblicare un libro?”oggi dovrebbe abbandonare l’anticamera del cervello di chiunque voglia intraprendere questa “professione” che virgoletto non a caso, perché di professione si tratta solo in casi davvero eccezionali. Pochi riescono a campare della propria scrittura. Quelli che ce la fanno di solito sono talenti strepitosi, oppure star già affermate in altri campi che non trovano difficoltà a trovare un editore. Questi ultimi potrebbero proporre anche l’elenco della loro spesa giornaliera, non faticherebbero un istante a trovare qualcuno che produca le loro porcherie. E’ profondamente ingiusto, lo so, ma tant’è. Le regole dell’editoria non le stabilisco certamente io e ovviamente non le condivido, mi sembra pacifico.
Lo scrivo a beneficio di tutti gli esordienti che vogliono intraprendere questa strada: non è un cammino semplice e non si percorre in modo indolore. Ci vuole infinita pazienza, tanta umiltà e doti che pochi possiedono: senso pratico e obiettività. Se dopo aver spedito il vostro manoscritto a enne editori di un certo rilievo ricevete solo rifiuti i motivi potrebbero essere molteplici: li inviate alle case editrici sbagliate (scrivete noir? Perché spedire il vostro lavoro a chi pubblica prevalentemente saggistica? Scrivete fantasy? Mandare il vostro romanzo a chi si occupa di manuali fotografici potrebbe non essere una mossa brillante, non credete?) oppure, molto semplicemente, non avete l’X Factor.
Fatevene una ragione: non tutti possiedono il dono di una penna coinvolgente. Scrivete fin dai tempi dell’asilo? Non è detto che per questo sappiate farlo sul serio. Mia suocera cucina da cinquant’anni, eppure il suo ragù è pessimo ( tanto per farvi un esempio bovino).
Scrivete oggettivamente bene ma nessun editore vi caga, neppure di striscio? Questo è possibile al di là di ogni logica, ve lo dico perché potrei farvi un elenco interminabile di ottimi autori che per mille motivi non ce la fanno. Le variabili sono infinite, a molte di queste è complicato dare una spiegazione oggettiva. Le regole del mercato editoriale sono sfuggenti e spesso ingiuste, non sta a me analizzarle, ho smesso da tempo di farlo per una questione di sopravvivenza mentale.
In ogni caso non prendete mai e poi mai in considerazione l’opzione di pagare per il solo gusto di vedere il vostro nome sulla copertina di un libro. Serve solo ad arricchire gli “editori” a pagamento e a impoverire voi. E non parlo solo di vile denaro.
Scrivo queste riflessioni senza arrogarmi il diritto di insegnare nulla a nessuno. Lo faccio così come nel capitolo de “Le mamme non mettono mai i tacchi – Antiguida al mestiere di mamma” dedicato alla co sleeping ho scritto che “Ognuno è naturalmente libero di fare le sue scelte, però considerate che non è matematico che un piccolo si disperi se rimane da solo nella sua stanza. Non è un’angheria nei suoi confronti, né una sottrazione di affetto, ma un semplice dato di fatto: alcuni bambini non si lamentano per niente se rimangono da soli, anche se magari impiegano un vita ad addormentarsi. Quindi perché dare per scontato che abbiano bisogno del lettone visto che “tutti i genitori, si sa, dormono con i loro figli”? Potremmo appartenere a quell’elite di fortunatissime coppie che non hanno necessità alcuna di ospitare i bambini per la notte, ma se lo piazziamo fin da subito in mezzo a noi, quale possibilità abbiamo di scoprirlo?”
Non date mai per scontato che sia necessario pagare per pubblicare qualcosa. E’ una convinzione che non sta né in cielo né in terra. Se scegliete questa soluzione solo perché così fan tutti (e non è assolutamente vero) senza prima tentare una strada diversa, quali possibilità avete di scoprire se la vostra scrittura merita sul serio?
Ricordatevi, infine, un concetto essenziale: gli scrittori regalano emozioni, lacrime, sorrisi, storie autentiche oppure racconti partoriti dalla fantasia. Gli scrittori scrivono, non salvano vite umane. La loro arte non è una questione di sopravvivenza, né per loro né per chi li legge. E’ meraviglioso essere pagati per ciò che si scrive, su questo non ci piove. Se ciò accade prendetelo come un piacevole miracolo e accendete ceri in chiesa a profusione affinché lo stato di grazia perduri. E’ invece incoerente pagare per essere letti. Convincetevi di questo e sarete immensamente più ricchi, in tutti i sensi.
Concludo dicendo, a scanso di equivoci, che non mi considero affatto una scrittrice nell’accezione più nobile del termine. Sono semplicemente una che ci sta provando da un po’, neppure da troppo tempo a dirla tutta. La mia più grande soddisfazione è che non ho mai svuotato il portafoglio per pubblicare i miei lavori. Io scrivo perché ho scoperto da qualche anno a questa parte che mi piace farlo. Non salvo vite umane, in questo caso valuterei senz’altro l’opzione di pagare per il mio lavoro. Ma non è affatto così. Ecco perché non ho mai tirato fuori un centesimo, uno che fosse uno. Neppure per sbaglio.
Ciao Luana, posso sottoscrivere anche le virgole del tuo post.
Il fatto è che le tipografie (perchè questo sono) che pubblicano a pagamento appagano l’ego e sfruttano la voglia di fama di chi non ha la minima idea di cosa significhi scrivere, editare, correggere, controllare, limare, ripulire un testo per pubblicarlo.
A questo aggiungerei i concorsi a pagamento spesso specchietto per allodole attratte dalla possibilità di pubblicare mentre il tutto è organizzato per raccogliere soldi e stop. A me è capitato anche con un concorso gratuito fatto tempo fa di ricevere un’interessantissima, a detta loro, proposta di pubblicazione.
Finita nel cestino e ho trovato un editore interessato, senza sbattermi tanto, interessato alla pubblicazione.
Però non parlerei di sprovveduti perchè lo hai scritto benissimo: ci sono un sacco di info in rete. Non hanno ‘scuse’ se ci cascano con tutti i piedi. Con o senza tacchi. 😉
Buona giornata
Però ti assicuro che il primo esempio che fai, quello del cantante, paradossalmente, finisce per essere tautologico: è pieno di gente che si paga di tasca sua il disco… Talvolta addirittura ti chiedono soldi per suonare dal vivo (a concorsi)…
Oppure ti devi arrangiare per organizzarti la pubblicità, la promozione, il tour…
E gente che ci casca ce n’è sempre…
(sei volte ho cambiato la parola di conferma, sei… e poi sono uscito e rientrato per trovarne una più comprensibile grrr!!! grr e ancora grrrr) 😀
Ci ho pensato un po’ prima di pubblicare questo post, perché potrebbe risultare arrogante,offensivo e soprattutto supponente nei confronti di chi cerca di intraprendere questa strada perché sono cosciente del fatto che molti potrebbero replicare dicendo che “è l’unica strada possibile”. No, non lo è affatto, neppure se sono anni che provano a pubblicare e non ci riescono. A fronte di tanti scrittori davvero capaci magari meno fortunati di altri (perché il fattore culo conta, eccome se conta!) ce ne sono purtroppo tanti che non hanno alcuna capacità oppure che sono sinceramente convinti che l’unico modo per pubblicare sia quello di pagare. E’ per i secondi che ho scritto questo post. E’paradossale, eppure sono ancora in molti quelli convinti che anche quelli bravi sul serio vengono pubblicati solo se mettono mano al portafogli. Nel mio piccolissimo ho voluto far presente che non è affatto così. Mi auguro che servirà a qualcosa. Nel dubbio, io ci ho provato…
Mio caro, certo che è pieno di gente che paga per pubblicare un disco. Però è un esempio (a mio modesto parere) meno scontato del caso dello scrittore. Lo scrittore che pubblica nell’immaginario collettivo è uno che paga. Questa è perlomeno la mia esperienza, fermo restando che ciò che ho scritto è valido per qualsiasi persona nutra una qualsiasi velleità artistica.
Vero, come chi pensa che se pubblichi senza pagare è perchè hai il contatto. E a dire il vero questo atteggiamento l’ho trovato anche tra gli scrittori. Se uno pubblica con una casa editrice nota è perchè ha l’aggancio giusto. Sono discorsi che sento fare da scrittori che vorrebbero diventare famosi e restano nella marea degli anonimi. Non so, ho avuto la sensazione che ci sia molta (moltissima) invidia. Ma questo è un altro discorso.
Indubbiamente la botta di c. serve perchè il rischio di girare per anni è alto però davvero c’è e ci sono case editrici anche per esordienti che non sono poi così serie. Ma lasciamo perdere. ahahahha
L’invida la definisci “una sensazione?” L’invidia è una certezza, e questo in qualsiasi campo lavorativo 😉 Il rischio di girare per anni esiste, eccome, te lo dice un’esperta in materia. Ciò non implica in alcun caso che bisogna scendere a certi compromessi. Non pubblichi? Pazienza, il mondo andrà avanti anche orfano della tua arte. Questo vale per chiunque, me in prima fila.
Si si, ero stato un po’ contorto, ma volevo dire che sono perfettamente d’accordo con te…
Io non conosco il mondo dell’editoria ma, facendo il parallelismo con la musica, che un po’ lo conosco meglio, mi trovavo a fare le stesse valutazioni.
Il tuo è un bellissimo post… l’ho condiviso anche su FB…
e stavolta sono riuscito a scrivere subito la parola di verifica 😉
Guarda, spero sempre di sbagliare in questi casi ma ho assistito a scene di complimenti a profusione davanti all’autore mentre in pvt critiche sul libro, sulla scrittura, sul tipo di presentazioni, su tutto. Non sono tutti così eh e devo dire che c’è un certo ‘classismo’ da parte di chi già è nel settore della letteratura o nell’editoria. Come dire chi si ritiene *scrittore*. Ma sto andando OT. Sorry.
Ho un paio di contatti che hanno pubblicato con N&C o con Mondadori e un’altra con Nottetempo. Il trattamento degli autori è molto diverso. In un caso hanno chiesto l’acquisto di un tot di copie a prezzo scontatissimo.
Bellissimo post! E, anche se non è forse compito mio, ci tengo a farti sapere che non risulti né arrogante né altro.
Parlo da aspirante scrittrice (talmente aspirante che devo ancora decidermi a mettermi a scrivere, sigh…), mai piaciuti quelli che ti chiedono soldi per pubblicarti… se devo pagare di tasca mia allora mi scelgo la tipografia, mi pago un editor, mi pubblico come “Casa Editrice Indipendente Che Ha Il Mio Stesso Nome Di Battesimo”.
Se no, se a uno appunto non interessa l’ego di vedere il proprio nome sotto quello di una qualsiasi casa editrice di carta, ci si può sempre pubblicare come ebook su internet e intanto iniziare a far girare la propria opera (Come ha fatto la mia amica, posso spammarla un po’? http://sholehzard.blogspot.it/ )
Però come ha detto anche el_gae anche i musicisti sono messi male da questo punto di vista, o autoproduzione o “case discografiche” che vogliono una cifra per incisione / mix / master / produzione / promozione, una o tutte…
Ok che, alla fine della fiera sul mercato un libro o un album sono “prodotti” da vendere, però a me questa cosa fa tristezza perché è come sentirsi dire “Sì, sì, sì, talento, cultura, blablabla, sgancia i soldi che devo guadagnarci!”
Urgh, che commento lungherrimo, sorry!
No, ma che contorto! Sei stato chiarissimo, invece. Una parallelismo con la musica ci stava tutto, anzi! Mi ha aiutato a specificare che le mie riflessioni sono applicabili anche in altri campi. Sei riuscito subito a scrivere la parola di verifica? Bbravo, bellodemamma! 😀
Mia cara, non hai idea di quanto mi faccia piacere leggere il tuo commento. Ironia della sorte, la tua amica la conosco e apprezzo molto anch’io. Ma quanto è piccolo il Web, veroooo? Sholeh Zard è un ottimo libro, sono felice che tu l’abbia “spammato qui”. E’soprattutto ottima la possibilità offerta da Amazon, assolutamente da prendere in considerazione. In bocca al lupo per il tuo sogno, con tutto il cuore!
Ecco, è un’altra possibilità che scavalca il limite della selezione e si arriva alla pubblicazione senza sborsare soldi. Ci sono anche editori digitali che chiedono soldi per la creazione dell’ebook. Diciamolo! 🙂
E “diggiamolo” sì 😀
Digiamolo pure! Scommetto che sono gli stessi che per la versione ebook di un cartaceo ti chiedono solo un euro in meno del cartaceo! o_O
Comunque: piccolo grande web ^_^
Fra l’altro, posso continuare a spammare? Massì!, ho letto/corretto la bozza di Zohar, il secondo di Sholeh Zard e… *_* mammasaura!
Crepi il lupo!!!
Sante parole, in casa mia c’ erano eprsone con il demone della scrittura, da concorso o da e.a.p. Mi ritengo molto fortunata ad ver incontrato Maurae Orfeo di Exorma, che non solo hanno creduto in me e i miei libri, ma soprattutto mi hanno insegnato moltissime cose, stimolato, dato spunti. ho avuto fortuna e coincidenze per incontrarli, ma anche così, il fattore c. non delude mai.
Diciamo che tu scrivi da Dio e che del fattore c ha beneficiato il tuo editore, non il contrario 😉
Wow Euforilla, direi che il nick ti fa onore! Posso chiedere alla nostra comune amica se posso “prenderti in prestito” come promoter? Posso però pagare meno di un euro per i tuoi servigi… 🙂
Non sono tutti così eh! Ci sono anche editori digitali seri che fanno firmare un contratto editoriale standard, lavorano all’editing, fanno promozione, booktrailer ecc.
Diciamo che chi vuole pubblicare oggi può farlo sia grazie alle piattaforme come Amazon (ma ce ne sono anche per il cartaceo) oppure pagando, o ancora sottoponendosi a selezione. Vabbè, in ogni caso, buon lavoro e in bocca al lupo a tutte!
Ciao, ne ho parlato spesso anch’io dell’editoria a pagamento, nel mio blog, mi occupo di promuovere gli autori esordienti e non sai quante volte mi capita di leggere scrittori editi da queste case editrici a pagamento che in effetti sono solo copisterie come ha detto qualcuno. IO ho pubblicato anni fa senza contributo il mio primo romanzo che ha dato anche il nome al mio blog, e devo dire che dopo una prima proposta a pagamento da me scartata, a distanza di un anno fui ricontattata perchè interessati al mio romanzo; dissi pienamente che non volevo pagare per pubblicare e la loro risposta fu solo interessamento al mio libro senza alcun contributo nè acquisto obbligatorio di copie, c’è anche questo, ricordiamolo. Pubblicai senza contributo sì, ma la promozione e l’editing hanno lasciato molto a desiderare, sul momento non ci feci molto caso, perchè credevo che facessero un lavoro accurato e invece… non cerco giustificazioni colpevole forse solo la mia ingenuità di allora? Forse sì, oggi leggo molto sul web post e articoli simili, quindi i mezzi per mettersi in guardia ci sono; la promozione è stata inesistente e oggi nel loro sito leggo che sono contenti di aver raggiunto un numero tot di autori, immagino che molti di questi abbiano pagato, io no ripeto perchè sono contraria, ma è anche vero che ognuno è libero di fare le proprie scelte; questo dimostra che per loro sono solo un numero, così come lo sono tutti gli autori che sperano nel grande passo pagando per il loro sogno. Molti sono bravi sì è vero, ma altri rischiano di bruciarsi ed è un peccato!
Questo non è successo con il mio secondo romanzo scritto inizialmente per un concorso letterario gratuito, mi classificai seconda; mi arrivo comunque un contratto di pubblicazione a pagamento che puntualmente rifiutai. Ho atteso e lasciato il mio libro nel cassetto per qualche anno, poi ho voluto riprovare la strada della pubblicazione ed è andata bene con una giovane casa editrice che ha creduto nel mio libro, nella mia storia e proponendomi un contratto serio senza contributo né acquisto obbligatorio di copie. Scusate se mi sono dilungata, ma volevo solo raccontare qui la mia esperienza. Attendete e valutate bene tutte le case editrici, questo è il mio consiglio. Grazie della cortese attenzione.
Tiziana
Hai fatto benissimo a raccontarla Tiziana, sono io che ti ringrazio per esserti affacciata da queste parti.
Ahahaha promoter letteraria suona molto bene su un CV!
Facciamo che quando avrò scritto il mio “romanzo del secolo” mi ripagherai con i famosi “contatti e agganci” nel mondo dell’editoria? eheheheh
E come no, certo! Guarda, me ne avanza giustappunto qualcuno da qualche parte. Dammi il tempo di riordinare il casino che ho nella scrivania e ti accontento pure subito :-d
A quanto pare qui dentro sono io l’unico coglione… Purtroppo, dopo il primo romanzo pubblicato senza contributo, ho dovuto cambiare editore perchè volevo trovarne uno migliore… purtroppo è andata peggio. Mi sono fatto fregare da un editore dalle grandissime aspirazioni “di grandezza”, che mi ha obbligato all’acquisto di 100 copie (a metà prezzo) con la scusa che io dovevo essere il primo a crederci nel libro e che poi me le sarei rivendute facilmente. in effetti le ho poi vendute, ma per il resto loro mi hanno sponsorizzato malissimo… e adesso vorrei sganciarmi ma non posso perchè ho il contratto (e se dovessi ripubblicare, stavolta non mi farebbero acquistare copie, almeno)!
Sicuramente gli EAP dovrebbero chiudere i battenti se nessuno accettasse questa soluzione, e credo che con la crisi generale e la venuta del self publishing qualche difficoltà l’avranno. E’ di sicuro da condannare questa procedura ma sarei meno dura con chi ci casca. Io ho pagato un editing per il mio primo romanzo, pubblicato con un editore che aveva già pubblicato un mio racconto in antologia a seguito concorso totalmente free. Non sottoposi il manoscritto ad altri editori, perchè in quel momento mi andava bene così, l’editing fu fatto molto bene e il libro ha venduto altrettanto bene. Del resto anche un piccolo editore che non chiede compenso ma fa una tiratura di 250 copie e esauirite quelle non fa una seconda edizione, dopo che l’autore ha ceduto i diritti per 20 anni non è che si comporti benissimo, no? Insomma le formule sono tante. Conosco personalmente chi ha pubblicato con editori di gran spessore e rifiutando precedentemente proposte EAP, ecco se si fosse accontentato di un editore a pagamenteo per Nmila motivi, il romanzo sarebbe stato circa lo stesso, non sminuiva il valore dello scrittore stesso, ma solo il potenziale che il libro avrebbe potuto avere sul mercato. Chiaramente ora non accetterei, anzi non accetto più tali proposte, anzi per il secondo romanzo ho addirittura rifiutato un editore free, che, vedi sopra, mi ha offerto una tiratura di sole 250 copie, visto che il primo era di 1000. In definitiva la mia prima esperienza mi è servita per rompere il ghiaccio e conoscere meglio l’ambiente editoriale, ora ho una editor molto famosa che crede in me e mi segue. Credo, e concludo, scusa la lungaggine, che ognuno debba trovare la propria strada, possibilmente senza rompere l’anima agli altri sottoponendo di continuo scritti in visione con scarsa consapevolezza, però come per tutte le cose della vita, senza un po’ di fortuna non si va da nessuna parte. Un bacio
Oddio, “coglione” mi sembra un termine un po’ forte, però se può consolarti non sei certamente l’unico se no questo post non avrebbe nessuna ragione di esistere. La tua storia è simile a quella di milioni di persone, altro che “unico”. L’unico consiglio che posso permettermi di darti è quello di contattare qualcuno che possa fornirti un aiuto per sdoganarti dal contratto. Sembra impossibile, eppure spesso sono così mal scritti quegli accordi da risultare impugnabili. Insomma, una scappatoia potrebbe esserci. Prova a rivolgerti a questo sito qui: http://scrittorincausa.blogspot.it/2012/10/la-solfa-degli-eap-sullautopromozione_29.html
Ho saputo da fonti certe che sono molto seri e offrono consulenze gratuite.
Ti ringrazio per la testimonianza cara Sandra, ma sappi che il mio essere dura con chi ci casca è l’unico modo possibile per provare a scardinare, almeno come concetto di base, l’editoria a pagamento. La mia intenzione è quella di provare, nel mio piccolissimo, a dare un contributo a quanti da anni diffondono la cultura del non pagare mai, in nessun modo e per nessuna ragione. Lo fanno egregiamente e in modo professionale in spazi web dedicati, quella che hai appena letto è semplicemente la mia personale opinione su una questione annosa di cui si parla in modo approfondito e sicuramente migliore in altre sedi. Ho scritto questo post usando un tono che, lo capisco, può apparire “duro”. Ma se ammettessi eccezioni mi dici tu come potrei dare una svegliata a chi ancora “ci casca”? Ovviamente poi ognuno agisce secondo il proprio giudizio, il punto è che non discuto le decisioni di chi sceglie l’editoria a pagamento, quelle sono scelte personali che non condivido ma non posso certo condannare. Quello che condanno è dare per scontato che si debba pagare. Troppi lo fanno, pensando che sia una prassi normale, un pedaggio obbligato. Non provano neppure altre strade, perchè “tanto è normale pagare, lo fanno tutti”. No, non tutti lo fanno. E’ semplicemente questo il messaggio di questo post, lascio ad altri più capaci di me gli approfondimenti del caso. E’ una materia vastissima, non basterebbero mille post come questi per parlarne. Ecco perché esistono tanti siti/forum specializzati, ecco perchè mi stupisco ancora che qualcuno “ci caschi”. Grazie per il tuo commento, un bacio anche a te.
Grazie per gli ulteriori giustissimi approfondimenti. No non deve passare il messaggio che sia l’unica via!!!
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Concordo su tutto. Ho da poco pubblicato il mio primo romanzo (gotico) senza pagare ne dover acquistare copie con una casa editrice che segue la politica del doppio binario. Aggiungerei per gli esordienti: dopo esservi assicurati la pubblicazione gratuita, fate altrettanto per l’editing che,a mio parere, spetta all’editore e soprattutto che questi vi affianchi nel post-pubblicazione.
Stessa esperienza di Tiziana. Magari la casa editrice è la stessa
Ci sono case editrici a pagamento che lo sanno nascondere in modo quasi perfetto o meglio dire fanno come le ferrovie: il “doppio binario” è nella loro natura d’essere.
Ho inviato a diversi editori la versione italiana di un mio libro tramite un’agenzia specializzata. Hanno scelto una ventina di editori, fra cui anche quelli grandi. Per i piccoli, ho controllato tutto scrupolosamente su web, senza trovarli citati come editori a pagamento.
Li avevano scelti bene e sembravano tutti perfetti.
Dopo due mesi ho ricevuto una prima richiesta.
L’editore aveva veramente un bel sito, con ricche collane e anche autori stranieri. Su web sembravano parlarne bene tutti. Interviste, opinioni, commenti: tutti favorevoli.
Erano anche inseriti in diverse liste di “editori non a pagamento”.
Bravissimi e coraggiosi, sembravano il David del mercato editoriale italiano.
Dopo la prima richiesta di contatto li ho chiamati subito, come potete immaginare.
Mi hanno proposto un contratto in esclusiva per dieci anni per opere presenti e future, in modo da giustificare il loro importante investimento nell’autore, stimato a circa 40/50’000 euro.
En passant, mi hanno chiesto un piccolo contributo di tre o quattromila euro, non per stampare “come fanno tanti altri” (testuali parole), ma per partecipare all’investimento di lancio.
Fin qui le mie vibrisse intorpidite non avevano ancora captato niente.
Dopo le prime domande sui vincoli e le limitazioni imposte dal contratto, ho sentito il primo odore strano: il contratto era un segreto industriale!
Lo potevo vedere solo al momento della firma nei loro uffici, perchè senza firmarlo non ero ancora tenuto al segreto. Firmandolo mi impegnavo a non farlo vedere a nessuno.
Il serpente che si divorava la coda ha fatto finalmente dilatare le mie narici, così ho cercato acribicamente.
Alla fine ho scoperto un blog in cui un altro sventurato raccontava di aver ricevuto dallo stesso editore la richiesta di 5’000 euro per partecipare all’investimento.
Come volevasi dimostrare.
Morale: attenzione al pelo d’agnello: anche se è molto elegante non cambia la natura del re degli animali che lo indossa. Scusate, forse era solo un lupo.
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