Invogliare i bambini alla lettura
L’ultima pupo recensione de Il vecchio e il mare ha suscitato un discreto numero di commenti su Facebook che mi hanno fatto sentire orgogliosa dell’Onnipotente Recensore Gnappo come mai nella mia vita. Prima che mi marchiate come mamma tronfia e vanagloriosa, potete leggere a metà di questo post come mai lo chiamo così. Più che l’orgoglio potè l’esasperazione, chiunque disponga di un figlio/a logorroico/a sa perfettamente di cosa sto parlando.
Tanti commenti, dicevo, il più frequente dei quali è stato: “Sei una madre fiquissima, spiegaci qual è il segreto per far leggere i bambini.” Ecco. Non perdete una virgola di questo post perché vi svelerò il mio trucco, precisandovi che l’ho regolarmente brevettato. Che nessuno provi ad attribuirsene la paternità onde evitare l’ira funesta de La Staccata in modalità maniaca del copyright.
Vi racconterò come si fa a far leggere i bambini, non posso essere così egoista da trascinarmi il segreto nella tomba. Vi spiegherò come sia possibile trasformarli in accaniti divoratori di carta stampata, come fare in modo che trascorrano un intero pomeriggio avvinghiati a un libro senza avvertire gli stimoli della fame e della sete, né l’impulso di fare pipì. Mi ringrazierete nei secoli a venire, lo so, perché quello che sto per raccontarvi non lo troverete da nessuna parte. Sulle bibbie del bravo genitore beneficerete di consigli a scatafascio, ma vi avverto: difficilmente funzioneranno. Nella migliore delle ipotesi sortiranno l’effetto desiderato soltanto in uno dei vostri figli, gli altri vi prenderanno a sonore pernacchie tutte le volte in cui proverete a piazzargli un libro in mano, questo sono pronta a garantirvelo per iscritto e a sugellarlo firmandolo con il mio sangue.
Il mio è un trucco strabiliante che vi lascerà a bocca aperta, smentendo ogni possibile congettura abbiate elaborato fino a questo istante. Siete pronti? Siete seduti o comunque ancorati a un solido sostegno? L’emozione della scoperta potrebbe sopraffarvi, vi avverto. Vado? Vado…
Il segreto per trasformare qualsiasi bambino in un divoratore di libri è questo: mettete al mondo un bambino che ami leggere ancor prima di imparare a farlo. Punto.
Mi state sfanculando in tutti i dialetti italiani e/o anche nella vostra lingua madre? Pensate che vi stia prendendo per i fondelli? Non mi permetterei mai, mi scuso anticipatamente se per caso l’impressione fosse questa. Superboy, così come milioni di altri bambini come lui, è nato con il gene della passione per la lettura. Non è un qualcosa che si impara o si acquisce grazie all’intervento dei genitori. Sarebbe come dire che, con i giusti accorgimenti, un bimbo con i capelli biondi possa dopo qualche tempo sfoggiare una capigliatura nero corvino.
Vi sembra una cosa possibile? No, certo che no. Io non ho alcun merito, ve lo assicuro, né tantomeno ce l’ho perchè Superboy adora la verdura. Anche qui il segreto è questo: cucino una valanga di verdure, lui ripulisce il piatto. E’ sempre stato così, fin dallo svezzamento.
Non penso di aver influito in alcun modo sulla passione di mio figlio. Non l’ho mai forzato a leggere, mai. Anzi, quando mi sono resa conto che aveva imparato a farlo decisamente in anticipo mi è presa una mezza sincope: leggere precocemente può, paradossalmente, rappresentare un problema.
So che non è un’affermazione semplicissima da assimilare, provo a spiegarmi meglio copia incollando lo stralcio di un post che ho scritto il giorno prima che iniziasse a frequentare la prima elementare. Ero terrorizzata da una scelta che avevo fatto: quella di non mandarlo a scuola anticipatario, come suggerivano in molti, soltanto perché aveva imparato a leggere a tre anni e mezzo. Come? Ha frequentato una scuola materna con bimbi di età mista, i più grandicelli venivano pre scolarizzati, lui si affacciava incuriosito, sbirciava i loro quaderni, poneva un paio di domande al volo alle maestre, riprendeva a fare a cazzotti o a giocare a palla con l’amichetto del cuore.
“Lui che è sempre troppo curioso, troppo avanti, troppo rumoroso, troppo vivace, troppo tutto, quando legge blocca l’universo. Allora il suo mondo si concede un respiro tranquillo: i pensieri e gli occhi immensi ipnotizzati dalle parole, le sopracciglia lievemente aggrottate si distendono nel sorriso leggero di labbra che si muovono rapidissime da una frase all’altra. Cullato da un libro, mio figlio stacca la spina. Per distoglierlo dalla lettura non funzionerebbe neanche l’apparizione miracolosa di Totti con moglie bonazza e i pastorelli adoranti a seguito. Leggere, dice lui, è il suo hobby preferito. Dopo il pallone e il rimorchio selvaggio, s’intende.
Legge da tre anni a questa parte, e io non ho fatto nulla per accelerare questo processo, anzi. E’ successo e basta. Negli ultimi tempi l’ho invece arginato, chiedendomi mille volte se fosse un errore frenare la sua voglia di carta stampata. Ha imparato quasi da solo, rubando il mestiere ai bambini più grandi. Impossibile? Direi di no, conosco altri bimbi che hanno seguito lo stesso percorso. Intelligenza? No, passione. Non è altro che passione e curiosità. L’intelligenza è impastata di altri ingredienti, almeno per come la penso io.
Il fatto che ami divorare le parole dovrebbe confortarmi, invece mi spaventa. Ho paura che qualcuno gli appiccichi addosso l’etichetta di saputello, che non comprenda la sua sete continua di scoperta. Ho paura che rimanga apatico ad ascoltare cose che conosce già, che si disperda nella noia o peggio, che decida di punto in bianco che la scuola non è un posto che fa per lui.
E’assurdo, lo so. Ma a me è capitato. Ho precorso i tempi, esattamente come lui. I primi mesi delle elementari sono stati un incubo: mi annoiavo a morte. Avrei voluto suicidarmi a colpi di abbeccedario o defenestrare la maestra. Io, da brava bimba soprammobile, sono riuscita a uniformarmi con pazienza a quella situazione. Poi, naturalmente, tutti gli altri hanno imparato a leggere e ho preso ad adorare la scuola.
Ma lui non conosce neanche vagamente il significato della parola “pazienza”. Me ne sono infischiata di chi diceva che era un sacrilegio non iscrivere un bimbo così “dotato” in prima elementare. Non era pronto alla scolarizzazione; il fatto che leggesse da tempo e conoscesse già le nozioni elementari della matematica erano secondo me motivi marginali per costringerlo anzitempo in un banco.
“Così gli fai perdere un anno di scuola!” commentavano con impareggiabile fantasia in tanti.
“No, gli faccio guadagnare un anno di gioco. E poi, fra i suoi progetti più ambiti c’è quello di fare lo chèf e non il neurochirurgo. I recensori de Il gambero rosso possono aspettare…” rispondevo sempre io.
Pochi mesi e poi tutti quanti raggiungeranno il suo livello – pensavo – meglio che si annoi un pochino all’inizio piuttosto che soffrire per la sua irrequietezza. A cinque anni e mezzo non avrebbe mai compreso che a scuola si sta seduti ad ascoltare la maestra e non si gironzola per i corridoi a familiarizzare con le bidelle. Oggi, a distanza di un anno, forse qualche chance in più ce l’ha.
Buone motivazioni, credevo fino a poco tempo fa. Ma adesso, a 24 ore dal grande giorno, non ne sono più tanto sicura.”
Come è andata a finire? Bene, ringraziando il cielo. Meglio di qualsiasi più rosea previsione. Nessun atteggiamento da saputello, niente noia da parte sua se non in qualche sporadica occasione. Ma quello capita a tutti, ordinaria amministrazione.
Mio figlio adora leggere, da sempre. E’ solo per questo che a 9 anni ha voglia di recensire un libro come Il vecchio e il mare. La sua è una passione spontanea, mai indotta o incoraggiata in alcun modo. Io non posso vantare nessun merito, se non uno, ma è solo un’ipotesi. Anch’io adoro leggere, proprio come lui. Se le teorie sulla genetica custodiscono un fondo di verità, allora probabilmente gli ho trasmesso questa passione. Probabilmente, ma non è certo. Se Dio, o chi per lui, mi avesse regalato la gioia di un secondo figlio magari questo sarebbe allergico ai libri. Non avrei potuto “insegnarli” ad amare la lettura, in alcun modo.
Conosco diversi casi di fratelli o sorelle che rispondono in modo totalmente antitetico agli stimoli dei genitori, ovviamente li conoscete anche voi. Quello che è ho fatto io quando Superboy era molto piccolo è stato semplicemente accorgermi quanto gli piacessero i libri. Sfiancata dalla sua incredibile vivacità (sì, tutti i bambini sono vivaci, lo so, non ci mettiamo a gareggiare su questo 😉 ) , ho notato che se gli leggevo un libro smetteva qualsiasi altra attività, inclusa la vena piromane, uno dei suoi trastulli preferiti.
E’ nato tutto in questo modo. Ho continuato a leggere per lui e l’ho fatto solo perché gli piaceva da matti, poi ha proseguito da solo. Ho tirato le somme: in un anno ha letto oltre venticinque libri, basta contare le recensioni che abbiamo fatto per genitoricrescono.com e aggiungere gli altri tre o quattro che ha letto per conto suo. Pochissimi adulti fanno altrettanto.
Continuiamo però a leggere in tandem perché è un bel momento tutto nostro. Amo farlo soprattutto adesso, che il ragazzo manifesta i chiarissimi segni della pre adolescenza e ha poca voglia di condividere il suo mondo con mammà. I libri rappresentano il nostro punto d’incontro, la nostra isola privata in una vita che ci assorbe in direzioni diverse.
Ricapitolando: è sicuramente utile attuare qualcuno dei suggerimenti tipici per invogliare una creatura a leggere, ma non è scontato che funzionino. E’ ovvio che i genitori che non provano a leggere qualcosa ai propri figli, fosse anche soltanto il manuale delle istruzioni per montare la casa delle bambole, hanno scarse possibilità di riuscita. E’ chiaro che se in casa ci sono dei libri, statisticamente prima o poi i bambini finiranno almeno con inciamparvi per sbaglio.
La passione per la lettura è un qualcosa che prima o poi arriva. Può capitare in età prescolare, oppure durante l’adolescenza. Può succedere in età adulta, oppure purtroppo può non capitare mai. E’ principalmente una questione di fortuna, si tratta soltanto di questo. Non si può regalare ai propri figli un dono prezioso come l’amore spassionato per la lettura, quello che ti taglia fuori da ogni cosa, quello che ti assorbe totalmente, ti strega, ti intriga, ti impregna l’anima. Non si può davvero, anche usando tutti i migliori consigli dei più eminenti esperti del settore.
Non si può, così come non è possibile insegnare ai figli a mangiare le verdure o a dormire tutta la notte fin dalla nascita. Lo tengano sempre a mente i genitori che si vantano dell’inesistente: amici cari, quello che voi chiamate abilità io lo chiamo culo.
Il figlio lettore è una questione di culo. Avrei potuto risolvere il mio post con quest’unica frase. Ma io sono La Staccata e non posso smentire la mia fama di logorroica così, come se niente fosse.
Il figlio lettore che fa anche altro (tipo il mio, che non è affatto un topo di biblioteca, ma un normalissimo marmocchio che adora lo sport, i cartoni animati demenziali, i videogames e ha brevettato un coscienzioso metodo per incasinare la cameretta che gira ai suoi colleghi con gioioso entusiasmo) è una doppia botta di culo. Facciamo anche tripla.
io ero figlia lettrice precocissima, ma non facevo un tubo di nient’altro. Cioè, ero proprio drogata (mamma, mamma, hai visto? ne parlo COME SE ne fossi uscita!!!).
Ho sposato un altro drogato, e ci baciamo i gomiti che ne sia uscita una pargola che ama i libri MA anche altro.
Penso che sì, sia una botta di culo. Ma penso anche che un bimbo che impara che il libro è un oggetto amato, familiare, consueto, sia un bimbo a cui vengono date in mano buone carte. Poi ovvio, sta a lui, al suo carattere, alla sua propensione (o assenza di) come giocarsele.
Pienamente d’accordo con te, Marina: se ci sono libri in casa è tutto naturalmente più semplice. Però drogati di libri si nasce, è quello che li distingue dai normali amanti della lettura. Mia sorella ha ovviamente vissuto nella mia stessa casa. Stessi genitori, stessi libri esposti sullo scaffale. Lei, però, si è approcciata alla lettura in modo totalmente diverso da mio. E’ per questo che (sempre secondo la mia personalissima opinione) non ritengo l’atto di mettere in mano un libro a un bambino come un sistema praticamente garantito per trasformarlo in un lettore (non che tu stia dicendo questo, intendiamoci, io ho compreso perfettamente le tue riflessioni). I miei genitori, per dire, non è che leggessero chissà quanto, mio padre in particolar modo. Nonostante ciò, io ho sfiancato mia madre fino a quando non mi ha insegnato a leggere. A sentire lei, avevo poco più di 3 anni. Conoscendola, ipotizzo che di anni ne avessi 4 abbondanti. Si è sempre vantata di questa mia peculiarità, un qualcosa di molto raro negli anni ’70, quando la pre scolarizzazione era veramente poco diffusa, ma io non ho mai condiviso il suo entusiasmo: ha semplicemente partorito una bambina che non ha atteso i tempi canonici della prima elementare per imparare a leggere, ero troppo curiosa di sapere cosa ci fosse scritto nei libri. Non ero né più intelligente né più “brava” di altri bambini, ero semplicemente una stregata dai libri, una cosa che a mio avviso non si può “insegnare”.
Luana, quanto mi piaci!
Ti propongo come presidentessa dell’associazione “mamme realiste” (al momento siamo tu, io e la mia amica Manu)che dichiarano con orgoglio se che le virtù dei figli NON sono merito loro.
Francamente sono stufa di mamme che ti guardano di sottecchi e dichiarano che il loro figlio mangia-le-verdure-dorme-tutta-la-notte-fa-i-compiti-da-solo-legge-due-libri-a-settimana ecc. perché è merito loro! Come se le altre fossero tutte incapaci. Basta! Ogni mamma fa del suo meglio e indubbiamente le sane abitudini aiutano in tutti i campi, ma non c’è modo di fare i miracoli.
Grazie perché lo sai dire con uno stile ironico ed effervescente che strappa sempre un sorriso.
Un abbraccio e…tieni duro…per tutto.
Betta
Grazie a te, Betta. Le mamme (e i papà) realisti esistono. Sono rari come il muflone albino e brucano sereni l’erbetta tenera senza dichiarare in giro che il merito di quel verde ben di Dio sia loro. I mufloni non hanno dimistichezza con l’agricoltura, ne colgono il risultato ringraziando madre natura e basta 😉
E potevo forse mancare, io madre del clone incavolato del tuo magnifico recensore? 🙂
Per noi la storia è stata identica (tranne che per la verdura, ma del resto non ho ancora trovato un cibo soddisfacente per mio figlio).
Adoro soprattutto l’aspetto della lettura condivisa come terreno privilegiato di comunicazione, quanto mi piace la sera metterci testa contro testa e lasciare il mondo fuori dalla stanza …
Tu non manchi mai in questo blog, Marzia 😉 Ma coooooooooooome tuo figlio non mangia la verduraaaaaaaaaa? E’ che non sei capace tu di “insegnarglielo”!!! 😀 😀 😀
Sì, la lettura serale piace tantissimo anche a me. Finchè durerà…
Io amo moltissimo leggere e la Fagottona (per culo o per amore) adora leggere: come prima prova mi è andata bene. Sono una pigra da divano e libro, e ce la godiamo un sacco 🙂 pensa se l’avessi dovuta rincorrere per tutta la casa mettendo a posto oggetti (cosa che mi succede quando qualsiasi altro gnomo della sua età viene da noi)!!!
Non lo “penso” di rincorrere uno gnomo per tutta la casa, l’ho fatto per anni e certe volte lo faccio ancora. Capisci perché dico di aver avuto una straordinaria botta di fortuna? 😉
senti però a me tocca dissentire su una cosa… non è DNA, questo povero DNA è sopravvalutato (e te lo dice una che di professione è biloga molecolare, il DNA l’ho vistogiusto stamattina in provetta): CHe tutti si pensano che fa tutto lui e poi lui ci rimane pure male di non arrivare dove non può arrivare
Scherzi a parte, io credo che sia sicuramente un insieme di fattori ambientali, tra cui l’avere la casa piena di libri, ma non solo.
Squa carissima, io concordo con il tuo dissentire: infatti ho scritto che “Se le teorie sulla genetica custodiscono un fondo di verità, allora probabilmente gli ho trasmesso questa passione. Probabilmente, ma non è certo. Se Dio, o chi per lui, mi avesse regalato la gioia di un secondo figlio magari questo sarebbe allergico ai libri. Non avrei potuto “insegnarli” ad amare la lettura, in alcun modo.” Biologa molecolareeeee? Wow! Ti posso prestare lo gnappo qualche giorno così lo fai giocare con le provette? Lo faresti felice! Io sul DNA so solo che qualcuno lo chiama “acido desossiribonucleico”, e mi sa che l’ho pure scritto male 😀
Io distinguerei gli appassionati della lettura dagli appassionati di libri. Cioè, io leggo sempre e di tutto, dall’etichetta dello shampoo a Guerra e Pace e come dici tu ci sono dei momenti in cui mi immergo totalmente nei libri (adesso sono momenti rari, con due bimbi e tutto il resto).
I miei figli, 9 e 7 anni sono molto appassionati di libri: quando entrano in libreria gli si illuminano gli occhi, toccano, sfogliano, leggono qua e là, guardano le figure. Spesso scelgono di spendere la loro paghetta in libri, qualche volta racconti, altre volte manuali creativi. Però non li considero ancora appassionati di lettura. La grande ha letto qualche libro tutto intero, ma spesso legge qualche pagina di un libro, qualche pagina di un altro. Non la vedo ancora appassionata a seguire una trama dall’inizio alla fine, forse le manca l’interesse per la storia.
Il piccolo, invece, ha imparato a leggere con qualche difficoltà, che ancora adesso lo frenano nel prendere in mano un libro. Magari sarebbe appassionato, ma forse ha bisogno ancora di un po’ di esercizio per arrivare a leggere in maniera meno faticosa.
Per questo, ho ripreso a leggere io ad alta voce, per entrambi. Avevo un po’ smesso dopo i primi anni, ma vedo che è molto utile ed è un bellissimo momento di condivisione.