La novella del figlio cambiato
Oggi, intorno alle 12:30.
Squilla il cellulare, numero visibile sul display ma sconosciuto, voce di donna dolcissima:
– Signora buongiorno, è la segreteria scolastica dell’ istituto X. Ecco… non si allarmi, però dovrebbe venire a riprendere suo figlio a scuola. Ha un forte mal di testa, sono già due volte che chiede all’insegnante di poter telefonare. –
Còredemamma non sta bene… Ok, per fortuna non devo timbrare il cartellino né chiedere un permesso di lavoro a nessuno, in un quarto d’ora al massimo raggiungo la scuola. Mollo ciò che stavo facendo, spengo il pc e, mentre sto infilando le scarpe, squilla nuovamente il cellulare. Sempre una voce femminile, solo più brusca e scattosa.
– Buongiorno, qui è la segreteria della scuola… –
Un’altra volta? penso io E che si è aggravato in neppure cinque minuti?
– Lei è Lamammadì Alessandro S.? Guardi – prosegue lei – che qui a noi non ci risulta l’iscrizione alle medie di sua figliA –
A parte il fatto che è un maschio, la brillante impiegata deve aver invertito i dati anagrafici di Alessandro (che ha un cognome che genera equivoci, è un nome femminile ) e frainteso. Ma da quale “scuola” mi chiamerebbe questa tizia? Si decide a specificarmi il nome dell’ Istituto e allora rispondo che è normale, perché l’ho inserito come seconda scelta nella mia domanda.
– Ah! – fa seccata lei.
Ah, sì. E quindi? Che te devo da’ spiegazioni? Non è che devo iscriverlo per forza alle medie dello stesso comprensorio, viva Dio esistono anche le alternative.
– Ah! – continua la gentilissima – allora vabbe’. Grazie. CLICK –
Arrivo a scuola, i bambini stavano per andare a mensa, la maestra era sulla soglia della classe, la porta era aperta e mio figlio chiacchierava felice e contento, a occhio e croce stava meglio di me.
La maestra sorride e mi chiede come mai sono lì a quell’orario insolito, le spiego che sono venuta a riprendere Ale che nel frattempo mi fissa con gli occhioni curiosi. Vi confermo che sì, stava benissimo.
Spiego l’accaduto alla maestra e capisco anche come mai non avessi memorizzato sul cellulare il numero dal quale sono partite quelle telefonate, lo stesso per entrambe. Nella fretta di andare a riprendere Ale non ci avevo fatto caso.
Quello era il numero della segreteria della scuola media del comprensorio dove teoricamente avrei dovuto iscriverlo il prossimo anno, non era partita dalla scuola elementare. In quasi cinque anni di vita scolastica, sono andata a riprenderlo in anticipo forse due volte, lì per lì non ho fatto caso a quel particolare.
Perché non mi aveva contattato la maestra oppure la bidella? Non me la sono posta questa domanda, forse avrei dovuto. Ritronata io, per carità, ma a maggior ragione rintronata la tizia che chiama il genitore di un altro bambino per andarlo a riprendere a scuola.
I gradevoli effetti prodotti sono questi:
1) Il padre/la madre del ragazzino veramente malato sono stati avvisati dell’accaduto con un bel po’ di ritardo. Per carità, un mal di testa, non febbre a 40 e vomito, ma perché farlo tribolare più del dovuto?
2) Io ho perso oltre mezz’ora di tempo inutilmente, oggi avevo anche qualcosina da fare. Capita.
Io sono fortunata, perché posso lavorare da casa. Ma un genitore che abita a Roma, cittadella che i suoi porci problemi di traffico li ha, che lavora a trenta chilometri dalla scuola, non ha altri che vadano a riprendere il marmocchio, si imbarca sul raccordo sacramentando perché come al solito è tutto bloccato, arriva finalmente a destinazione, magari anche lievemente preoccupato per il figlio/la figlia malata e poi scopre che non ha contribuito in alcun modo a mettere al mondo quella creatura, forse – e sottolineo forse – una moderata incazzatura se la sarebbe presa.
La maestra di mio figlio ha chiamato immediatamente la segreteria delle medie per segnalare l’accaduto, mi ha chiesto se volessi aggiungere due parole anch’io, ma ho evitato perché non era il caso. A differenza di mio figlio, il mal di testa lo avevo davvero. Non sono una bella persona quando mi scoppia un’emicrania.
Non ho iscritto mio figlio in quell’istituto perché ho partecipato ad altri open day, abbiamo deciso che ci fosse di meglio per diversi motivi. Ora non ve li elenco, però diciamo che scambiare un figlio per un altro, e cinque minuti dopo scambiare anche un maschio per una femmina dimostrando di non saper leggere un codice fiscale, e mostrare anche stizza perché ho osato non scegliere quell’ istituto, qualche ragionevole conferma che non abbiamo poi fatto questa grande stronzata me la fornisce.
Chiedo scusa a Pirandello per aver rubato qualcosa di suo, ma il titolo della sua novella mi sembra che ci stia tutto.
Cose dell’altro mondo! E dalla segreteria avessero almeno chiesto scusa. Ma…Saluti
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