La Staccata se ne va in vacanza
La Staccata toglie le tende per un po’e torna al paesello dei suoi avi, altresì detto Il Regno di molto molto molto lontanissimo
Il post che vi ho appena segnalato risale a due anni fa, la situazione si è ribaltata da allora. Complice la crisi economica, un nutrito numero di persone è ritornato all’ovile. Permettersi più di una settimana di vacanza in albergo serviti e riveriti non è un’operazione alla portata di tutti, soprattutto per chi “tiene” famiglia.
So già che ritroverò molti dei miei amici d’infanzia. Non andremo certo a scatenarci in discoteca o a scoperchiare tombe a notte fonda nel cimitero comunale come facevamo da ragazzini, al massimo ci sfiniremo di chiacchiere sotto l’ombrellone con un occhio sempre vigile sui tanti marmocchi che abbiamo generato in questi anni, ma sarà comunque splendido stare assieme e raccontarci ciò che ci siamo persi gli uni della vita degli altri.
A seguito di qualche fugace sopralluogo nelle scorse settimane ho constatato inebetita (mentre scrivo sono ancora a bocca spalancata) che il rurale paesetto si è ripopolato alla grande. Mi sono concessa un paio di week end per andare a trovare i miei che vivono in forma praticamente stabile nelle Marche, salvo svernare a Roma durante i mesi in cui le temperature raggiungono livelli che farebbero singhiozzare d’invidia Helsinki.
Nelle cittadine limitrofe al mio paesello sono soliti organizzare sagre, feste danzanti e giochi all’aperto con un’affluenza media di 50 persone o poco più, sindaco e giunta comunale inclusi. A Luglio scorso ho contato approssimativamente 500 persone in piazza, un fenomeno che non si verificava almeno dal 1985, quando gironzolavo con le spalline alla Michael Jackson, i polsi stracolmi di braccialetti punk e la frangia sparata verso le stelle grazie alla mitica lacca Cielo Alto.
Starò via all’incirca un paio di settimane, dipende tutto dalla reciproca tolleranza familiare… Non mi ritengo esattamente un soggettino semplice da digerire, ma neppure i miei consanguinei sono stinchi di santo. Perciò, augurandomi che almeno stavolta non ci si scanni (sempre con un fondo di tenerezza, ovvio, perché i parenti li ami ferocemente pure se ci litighi ogni 5 minuti a cadenza giornaliera), riciccerò in questo spazio più o meno alla fine del mese.
La mia vacanza sarà del tutto analogica, un po’ per scelta personale, un po’ per mera necessità. Collegarsi dal Regno di Molto molto molto lontanissimo è un’operazione utopica; riuscirei più agevolmente a pubblicare un post appesa in bilico sugli anelli di Saturno.
Prima di chiudere la valigia, vi lascio un ultimo post, ma non qui da me. Da Giugno scorso io e Superboy curiamo una rubrica di recensioni di libri per bambini su Genitori Crescono, un felice esperimento a metà fra il professionale e l’esilarante. Potrete leggere il resoconto della nostra ultima lettura in tandem nei prossimi giorni clikkando qui
E ora sono d’uopo gli auguri di un’estate strepitosa ( mmmmmh…iperbolica come al solito ).
Allora diciamo una felice estate ? ( ecco, qui pecco di banalità ).
Un’estate serena? ( oddio, di male in peggio ).
Un’estate rilassante? ( troppo ottimista. Siamo genitori, non monaci buddisti ).
Un’estate al riparo dalle “cacanze”? ( imbattibile neologismo di Iolanda Restano ).
Ecco, sì. Quest’ultima può sicuramente andare. L’augurio è che trascorriate delle vacanze, con la speranza che quella geniale “c” se ne vada felicemente a morire ammazzata.
PS: per ovvi motivi non avrò la possibilità di leggere e linkare i post di quanti vorranno partecipare a Staccate versus Taccate o a Sono un papà staccato, ma se dovesse scapparvi qualche riflessione sull’argomento, scrivetela e indicatemi il link tramite il form “contattami”. Mi rimetterò in pari al mio rientro, sarà un piacere leggervi e ospitarvi nella mia piccola casa umile ma onesta. E visto che ne ho citato una battuta, gustatevi la storica gag de La natività , meglio conosciuta come “Annunciazione, annunciazione!”.
Volevo congedarmi da voi regalandovi un sorriso, e stavolta lo faccio tramite Artisti seriamente pratici di umorismo. Io me la visiono per l’ennesima volta in religioso silenzio, stretta in un angolino, augurandomi un giorno di questi di imparare come si fa.