I libri di quando ero piccola #nonditeloaigrandi
Mia madre dice che mi ha insegnato a leggere quando avevo appena tre anni. Non ho frequentato il nido né la scuola materna, la torturavo chiedendole cosa ci fosse scritto su qualsiasi cosa, compresi i foglietti illustrativi del prodotto per sgorgare il lavandino intasato. Questo me lo ricordo ancora, sono stata sicuramente io a chiederle di insegnarmi come tradurre quei segni affascinanti in parole da leggere e lei mi ha accontentata.
Conoscendo la sua dolorosa tendenza all’iperbole, suppongo che gli anni fossero quattro, se non di più. In ogni caso, a cinque anni ho sicuramente letto il libro Cuore in una settimana, è successo l’estate che ha preceduto il mio ingresso in prima elementare. De Amicis, già. Io. L’ anticuoricinata per antonomasia 😀
Poi mi sono perdutamente innamorata della saga di Piccole Donne, per chi mi conosce è quasi scontato precisare che la mia preferita era Jo. Lo infilavo di nascosto nella cartella e me lo gustavo alla chetichella a scuola. La maestra, ovviamente, fissò un colloquio con i miei genitori perché non ero attenta in classe e fingevo di leggere. Correva l’anno 1976, epoca in cui non era molto frequente che un bambino si affacciasse alla prima elementare con certe competenze. Non so naturalmente dirvi cosa accadde durante quel colloquio, so solo che l’insegnante mi consentì per lungo tempo di “trastullarmi” con il mio passatempo preferito fin quando tutta classe, com’è ovvio che accadesse, imparò a leggere.
Si chiamava Edda Ferru, era sarda, alta quasi due metri, capelli corti e occhiali, gambe chilometriche. Ecco, maestra, soltanto per una miracolosa coincidenza potresti inciampare in questo post; c’è una possibilità su dieci miliardi. Qualora avvenisse, sappi che ti sono ancora immensamente riconoscente per la tua comprensione.
Leggevo di tutto, da bambina. Non testi particolarmente impegnati, ma leggevo continuamente.
Mi isolavo così profondamente, quando avevo un libro in mano, da dimenticare tutto il resto. Ricordo che un giorno, avrò avuto più o meno sei anni, mia madre mi lasciò sola in casa per scendere a comprare il pane. Pioveva e io avevo un po’ di febbre, non le sembrò opportuno farmi uscire e prendere freddo, il fornaio era a pochi passi. Impiegò solo qualche minuto per rientrare, si attaccò al campanello ma senza nessuna risposta da parte mia. Iniziò allora a bussare furiosamente, a gridare al di là della porta ma niente, io non la sentivo.
Fu solo grazie all’aitante vicino di casa, costretto a scalvalcare la ringhiera del balcone adiacente il nostro, che mia madre riuscì a rientrare a casa. Vi risparmio i particolari, ma penso sia intuibile ai più che quello successivo fu uno dei peggiori quarti d’ora della mia vita.
Fra i tanti libri che ho letto da bambina, quello che sicuramente ha occupato un posto speciale nel mio cuore è Un albero cresce a a Brooklyn di Betty Smith. L’ho letto più volte, anche da adulta, trovandovi sempre nuove sfumature. E’ una strepitosa narrazione di sofferenza e miseria nobilitate dalla dignità personale e da un percorso di emancipazione finale.
Ambientato nell’estate nel 1912 a Brooklyn, narra le vicende di una famiglia irlandese che vive nella povertà. La protagonista si chiama Francie, è una bambina innamorata della lettura. I suoi genitori sono giovanissimi: la madre è una bella donna di ventinove anni, con capelli scuri e occhi profondi, costretta a pulire le scale per sbaracare il lunario, suo padre è probabilmente il più bel ragazzo del quartiere, si mantiene con lavoretti occasionali, soprattutto come cantante, ed è tenacemente attaccato alla bottiglia.
L’affresco dei quartieri della città, da quello italiano a quello ebraico, è affascinante e coinvolgente. E’ un libro lunghissimo da leggere, soprattutto per un ragazzino, però scorre meravigliosamente. Non riuscivo a staccarmene, quando l’ho letto la prima volta avevo undici anni, la stessa età della protagonista.
Il tratto che mi fulminò, letteralmente, è il brano in cui l’autrice dipinge il momento magico in cui Francie impara a leggere, l’istante preciso in cui alla parola “cavallo” corrisponde, chiaro e forte, lo scalpitio degli zoccoli e l’immagine del suo pelo lucente di sole. Ho provato esattamente le stesse sensazioni, la prima volta in cui mi sono resa conto che ero finalmente in grado di leggere, è stato un attimo sconvolgente e intensissimo.
La forza dei personaggi, in particolar modo quelli femminili, era così meravigliosamente distante dai modelli che tentavano di appiccicarmi addosso quando ero piccola, da lasciarmi stordita. Il sogno di Francie è quello di diventare scrittrice e sfrutta tutta la sua creatività e intelligenza per emergere. Le sue storie sono troppo realistiche, troppo incollate a una realtà scomoda di fame, mancanza di lavoro, tristezza e povertà ma alla fine tutte le difficoltà affrontate per inseguire il suo sogno le regalano la spinta per crescere più forte e innalzare i suoi rami fino al cielo, proprio come l’albero che cresce sul cemento di Brooklyn.
Questo post fa parte un progetto di comunicazione legato alla La settimana del libro per ragazzi nel corso della Bologna Children’s Book Fair. Dal 22 al 27 marzo il padiglione 33 della Fiera è aperto al pubblico e alle famiglie con eventi, laboratori, incontri, mostre e una gigantesca libreria internazionale dove poter sfogliare (e comprare) le ultime novità in fatto di editoria per bambini.
Invito chiunque nutra la passione per i libri a scrivere un post analogo a questo per poi segnalarlo sui social network
Raccontare ai più piccoli i titoli che hanno regalato qualcosa di particolare alla nostra infanzia è un’ iniziativa che si chiama Non ditelo ai grandi; il titolo è tratto dal saggio sulla letteratura per ragazzi di Alison Lurie Don’t tell the Grown-Ups: The Subversive Power of Children’s Literature. Per segnalare i vostri contributi su twitter, utilizzate l’hastag #nonditeloaigrandi
Ciao! Cercavo un’edizione di Piccole Donne uguale alla foto che hai inserito nel tuo articolo sopra…. Non riesco a leggere la casa editrice.. era lo stesso che leggevo da piccola e mi è rimasto nel cuore. Purtroppo non ce l’ho più e volevo vedere se riuscivo a trovarlo da qualche parte..
Ti ringrazio.
monica