Qui ho raccolto tutti i post dedicati alla mia città che è monumentale nell’accezione più ampia del termine.
Io adoro Roma, ma il mio è un affetto scevro dell’orgoglio smargiasso che rimbambisce la maggioranza di chi nasce all’ombra del Colosseo. Non è affatto vero che “Non si discute, si ama”; questo è il motto degli ultras, non dei cittadini obiettivi. Roma è una metropoli criticabile, eccome. Perciò la discuto con un pizzico di flemmatico sarcasmo, con micioneria, con il tagliente divertimento tipico dei figli della Lupa come me.
Chiedo scusa a Roma se non sarò in grado di raccontarla meglio di così. Dipingere l’incanto dei suoi vicoli spruzzati d’ocra quando il sole inizia a sbadigliare, o lo stupore dei turisti che affollano le sue viuzze con il naso all’insù come bimbetti all’ingresso del più strabiliante parco giochi è uno spettacolo che non si può spiegare: bisogna respirarlo.
Mi scuso anche con quella porzione di romani che parlano con la tonalità del vomito e le mani a paletta a sottolineare le frasi più catartiche. Non sarò tenera con voi, pure se lo so che non è colpa vostra; è che vi disegnano così.
Il nostro dialetto non è quello dei film di cassetta: quello è coatto, una sfumatura che riesci a cogliere solo se sei nato nella capitale. Il romanesco puro, figlio della lingua di Trilussa e del Belli, scaturiva in tutta la sua strepitosa sagacia dalle labbra dell’ Immensa Annarella, da quelle di Aldo Fabrizi o di Albertone. Er Monnezza, Bombolo e i vari “tacci tua” che vi ciucciate nelle pellicole di serie B non sono Roma, ma solo la sua costola più grossolana.
Anche nei film teoricamente di serie A i luoghi comuni si sprecano…”To Rome with love” di Woody Allen principia con l’edificante immagine di un vigile urbano a Piazza Venezia che lancia improperi contro un automobilista. Il “pizzardone”, come lo chiamiamo noi, si scusa a favore di telecamera con un irritante: “Lo so, ho detto una parolaccia. Ma siamo a Roma”.
Woody, regalame ‘na ggioia: ripassati le regole dell’ironia. E’ surreale fare un appunto del genere proprio a te, che sei un Sommo Maestro in materia, ma le parole di quel vigile non hanno nulla di arguto. L’ironia è tutt’altra cosa, e non dovrei certamente essere io -umile scribacchina- a ricordarti come si costruisce una battuta intelligente. C’ho ‘na lingua che tajja e cusce, Woody bbello… Eeeeeeeh, lo so. Ma non è merito mio. E’ semplicemente che so’ de Roma.
Ecco, magari nella prossima pellicola schiaffasce questo de stereotipo, che ce famo tutti più bbella figura.