Di transgender e nonne progressiste
Oggi pomeriggio, prima di uscire per andare a casa di amici, dico al pargolo di scendere al piano di sotto per tenere un attimo compagnia a mia suocera mentre terminavo di asciugare i capelli.
Scendo dopo cinque minuti e li trovo davanti alla TV, impegnati in una conversazione piuttosto animata. Suocera con faccia perplessa, figlio con sguardo “mi sa che nonna non ci sta granché con la testa”.
Eravamo in lieve ritardo, perciò mi scuso con mia suocera per la fretta e dico a Superboy di dare un bacio alla nonna perché è ora di andare, e anche di corsa.
– E, ma adesso mi stava spiegando un cosa… Lu’. Però magari ne parliamo un’altra volta. –
– Sì, sì nonna. Che questo è un discorso complicato… – replica lui con il sopracciglio alzato.
Di cosa stavano parlando? Tal Giuseppe era ospite di un programma contenitore della domenica, domani si sottoporrà all’ operazione definitiva per diventare Vittoria.
Appena salito in macchina, Ale sbotta così: – Mamma, ma ti rendi conto? Nonna cercava di spiegarmi che Giuseppe ha una malattia mentale! Con tutto il rispetto, ma quando dice così la malattia mentale sembra che ce l’ha nonna…
– Ale… non si dice, non è rispettoso (sì, coredemamma, la malattia mentale ce l’hanno tutti quelli che sparano ‘ste stronzate ma non te lo posso confermare con troppa enfasi. Ti applaudo in silenzio e taccio, il mio ruolo istituzionale me lo impone) –
– Ho capito, ma’… però se uno vuole cambiare sesso, ma che c’è di malato? Adesso, non dico che sia facile. Ci deve pensare tanto, andare dallo psicologo per capire quello che sente davvero, e poi decide se fare l’operazione definitiva perché è delicata (in tutti i sensi, più delicata della parte genitale non c’è nulla, no?), quindi prende degli ormoni XX oppure XY, dipende da qual è il sesso di partenza per raggiungere quello di arrivo e poi bla bla bla (approfondita spiegazione sulle modalità per cambiare sesso, francamente ignoro la fonte di questa sua conoscenza dettagliata dell’argomento, ma va benissimo così) bla bla bla… DICEVO: non dico che sia facile, ma è giusto. Ma tu ti rendi conto la sofferenza di una persona che nasce in un sesso ma poi di testa se ne sente un altro? Ma la gente ci pensa mai a questa sofferenza? Eh! Eh! Nonna, te la darei io la malattia mentale! –
E lì gli ho battuto il cinque e ho sorriso. E lo so, non ho resistito. Non è rispettoso nei confronti di mia suocera, ma io il cinque gliel’ho battuto orgogliosa di lui come non mai e amen.
Abbiamo continuato il tragitto in macchina disquisendo con la massima tranquillità su quale operazione fosse più complicata da mettere in atto: amputare un pene per poi ricostruire una vagina, oppure modificare un apparato genitale femminile per impiantare un pene. Concordiamo per la seconda soluzione, ma mica siamo tanto sicuri perché entrambi ben lontani dalla laurea in chirurgia.
A me sembra di poterci parlare di tutto, con questo benedetto ragazzino, l’ho sempre fatto. Mai provato alcun tipo di imbarazzo o remora nel rispondere a domande che tanti trovano sconvenienti. E non mi riferisco all’eventuale imbarazzo nell’affrontare tematiche legate alla sessualità, ce ne sono tante che superano di gran lunga i tabù universalmente riconosciuti come tali.
Provate un po’ a parlare della morte ai vostri figli o del perché esistano ancora le guerre, provate a rispondere domande sul perché certi bambini vengono gettati nei cassonetti e altri debbano morire di fame o finire sotto le grinfie di un pedofilo, o del perché Dio permetta certe ingiustizie perché lo sappiamo tutti che non è colpa sua, no? E’ degli uomini, naturalmente. Questo dovrebbe rispondere un bravo cristiano.
Ma non divaghiamo. Dicevo: non provo mai grandi difficoltà a parlare di argomenti “da adulti” con mio figlio, non so spiegarvi esattamente il perché ma è così. Abbiamo in compenso molti problemi a comunicare in altro modo, in questo periodo, non c’è giorno in cui non litighiamo furiosamente, però la naturalezza con la quale tratto alcune tematiche insieme a lui mi fa stare bene. Fa star bene soprattutto mio figlio, e scusate se è poco.
Se penso che con mia madre ho parlato di mestruazioni il giorno del mio menarca, e mai di sesso nella mia intera esistenza ( per dire, ha definito “pornografico” questo mio brevissimo racconto quando al limite potremmo chiamarlo soft erotico, ma vabbe’…), ringrazio Dio tutti i giorni per la persona che sono, e soprattutto per il figlio che ho.
Sì, è una dichiarazione parecchio spocchiosa ma tutto sommato tollerabile, se confrontata alla boria di quelle madri che, tanto per dirne una, affermano che i loro angioletti vanno a dormire alle otto di sera senza fare un fiato e ronfano 12 ore di fila perché “loro li hanno abituati così”.
La mia capacità di non imbarazzarmi non la chiamo mai “merito personale”, ma culo. Anche certe INDIVIDUE, se avessero un briciolo di buon senso, dovrebbero fare altrettanto.
Conosco mamme che sono convinte che l’omosessualità sia un capriccio delle lobby gay che la inducono ai poveri ed inconsapevoli bambini attraverso i programmi di educazione sessuale nelle scuole.
A volte basta ascoltare altre mamme per darsi, tutto sommato, una pacca sulla spalla e poter dire “va beh, dai, non sono malaccio come genitore” 😉
Definire pornografico il tuo racconto merita la perizia di uno psichiatra bravino… (mi spiace che lo abbia detto tua madre)
E sì, caro il mio Gaetano, è evidentemente tutto un complotto attuato per instillare nelle menti innocenti dei nostri cuccioli il gene dell’omosessualità, un tentativo di pandemia occulta perpetuata con evidenti strumenti del Male. Oltre a quello che hai evidenziato tu (anzi, grazie infinite per aver confermato i timori di questi genitori, te ne sono grata) ne cito solo due, i più classici:
1) Far indossare al virile maschietto una magliettina rosa, è matematico che subirà l’autocombustione spontanea del pene.
2) Consentire alla femminuccia di casa di giocare con fucili, Lego e macchinine, dieci a uno che ciò svilupperà il suo lato lesbico.
Stiamo messi così, purtroppo, e qui siamo ancora parlando di una realtà ancora semplice da assimilare, ammesso e non concesso che il buon Dio abbia fornito questi genitori di un ripieno nella scatola cranica. Parliamo di “semplice” omosessualità: donne che amano donne, uomini che amano uomini. Punto. Eppure sembra ancora così fantascientifico da digerire.
La realtà dei transgender presenta sfumature decisamente più sfaccettate, su tutti i livelli, non oso neppure pensare alle reazioni delle allegre comari di Windsor (leggasi Lemammedì – leggasi ancora tutte quelle che ho la sfiga di dover forzatamente frequentare) se dovessimo un giorno, anche solo per caso, intavolare una disquisizione sull’argomento. Ma non c’è pericolo: oltre i componenti della nuova squadra di buzzurri che infestano la casa del GF non si va.
Mia madre dice anche di peggio, figuriamoci se me la prendo per così poco 😀
Comunque poi si è resa conto di aver sparato una stronzata delle sue, soprattutto arrivata alla fine. POI, però, come sempre. Intanto la stronzata la spara, fa parte della sua etica di brava madre.
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