L’ultimo giorno di scuola
Erano spettacolari quei marmocchi: felici, esultanti, abbracciati come se fosse appena terminata la guerra, con le dita piegate sulla V di vittoria, i pollici alti, i sorrisi splendenti, la voglia di volare subito sull’erba del giardinetto adiacente la scuola per lanciarsi i gavettoni. I compagni di classe di Superboy, ormai accenni di uomini e donne, nell’infantile incoscienza dell’ultimo giorno di scuola.
L’ultimo davvero, hanno appena terminato il ciclo delle elementari. L’ultimo abbraccio alle maestre, commosso ma non così mesto. Ingrati? No. Semplicemente bambini, magari il distacco lo avvertiranno più in là. Oggi non era il momento.
Ce n’è una, in particolare, che li ha visti crescere. Affiancata nel pomeriggio da altre insegnanti, però lei è quella che se n’è presa cura più a lungo di tutti.
Vedere le lacrime di quella maestra, oggi, è un qualcosa che mi ha profondamente commossa. In questi cinque anni, esattamente come è capitato a me, ha visto un bimbo senza i denti davanti trasformarsi in un ‘robo’ più alto di noi due.
La maestra di mio figlio è piccolina, proprio come me. Come me ha provato a educarlo a volte anche sbagliando, proprio come me. Non è stata infallibile, ma ce l’ha messa tutta, proprio quello che faccio anch’io ogni giorno della mia vita.. E il suo pregio maggiore è stato quello di comprendere e tollerare i lati più spigolosi del carattere di un marmocchio meraviglioso ma tosto. Tosto da morire il mio Alessandro.
Lei gli ha voluto bene sinceramente, a lui e a tutto quel branco di adorabili ragazzini che esultavano abbracciati perché la scuola è finita.
Ha pianto per tutti, lo so, però quelle che ha versato per mio figlio forse sono state lacrime più amare: i tipi tosti come lui te li dimentichi più difficilmente.
Sono stata maestra e devo ammettere che tante maestre lavorano con impegno, con professionalità, con la consapevolezza del proprio ruolo, con preparazione adeguata, con sacrifio e rinunce personali consapevoli che contribuiranno alla formazione di un bambino che sarà un buon adulto anche un po’ per merito loro. Le lacrime di una maestra che lascia i suoi bambini in quinta sono lacrime che sgorgano da sentimenti di vero affetto verso quei cuccioli che hanno concluso un’altra tappa della loro vita e che forse un giorno la ricorderanno per tutto ciò che di buono ha saputo dare loro. E quello sarà il giorno in cui sgorgheranno altre lacrime per ricordi e nostalgia. Buona giornata e buon cammino al suo bambino.
Mariella
Grazie infinite per questo commento, Mariella. Aggiungerei anche tanti “maestri”; per quanto siano più rari delle donne, cerchiamo di non dimenticarcene mai, me in primis.
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