WhatsApp mon amour, ovvero “Smithers, libera i cani”
Una pillola, un cameo, uno sputo veloce sul tema WhatsApp che ho già trattato qui.
Mi hanno appena aggiunta all’ennesimo gruppo di conversazione, la faccenda mi riempie di giubilo incontenibile.
Nella new entry sul mio smartphone fervono i preparativi per la festa di compleanno di un mio carissimo amico. Toccherà il traguardo delle 50 primavere, eh! Mica bruscolini.
Un genetliaco speciale, un natalizio che va santificato con tutti gli onori del caso. Concordo, non ci piove, è sacrosanto e comprensibile. Ho ringraziato calorosamente il (molto) futuro festeggiato per avermi avvisata in tempo utile a rendermi presentabile; sono cose che scaldano il cuore, queste.
Però…
Sul gruppo fervono i preparativi. Fervono abbestia. Fervono al punto che siamo già a una settantina di messaggi in meno di un’ora. Fervono, e la data dell’evento è fine maggio.
Fine maggio, e loro già fervono.
Ho silenziato il gruppo dopo aver confermato la mia partecipazione, volevo essere per una volta signora e non sbottare con il mio consueto: “Sì, ve amo da morì, ma quanto ca@@o scrivete?”.
Ma non resisterò a lungo, lo sento. E allora scatterà il piano B, l’alternativa nobile: ordinare a Smithers di liberare i cani, una muta di mastini napoletani fortemente meteoropatici e provati da due mesi di pioggia fissa in quel del Vesuvio, un prolungato digiuno e una sconfitta epica del Ciuccio allo stadio San Paolo.
E i miei amici ciarlieri ringraziassero Dio che i T-REX si sono estinti qualche anno prima che nascessi io, ho sempre avuto un rapporto conflittuale e sfigatissimo con il tempismo.